Alcuni particolari delle riproduzioni.

Le lastre Campana sono rilievi realizzati in terracotta, in origine policromi, che provengono dal complesso augusteo del Palatino; sono considerate uno dei più importanti cicli figurativi della romanità.

In occasione di una mostra, il Museo del Palatino ha prestato quattro lastre Campana della propria collezione. Per non lasciare le vetrine vuote, hanno deciso di realizzare quattro riproduzioni da esporre per tutta la durata del prestito

Guarda il video della lavorazione.

La scansione 3D

Il primo passo del lavoro è stata la scansione 3D ad alta risoluzione dell’opera originale. Abbiamo utilizzato lo scanner 3D Scan in a Box, uno scanner a luce strutturata che permette di rilevare oggetti con una risoluzione molto elevata e in tempi contenuti.

Scan in a Box funziona proiettando sull’oggetto una serie di pattern luminosi composti da bande verticali di dimensione sempre più piccola. Tali pattern hanno una dimensione nota e quando colpiscono la superficie dell’oggetto si deformano. Lo scanner è in grado di registrare queste deformazioni e ricostruire la forma dell’oggetto.

La stampa 3D

Le lastre misurano mediamente circa 50×70 cm, una misura troppo grande per la maggior parte delle stampanti 3D oggi in commercio. I modelli sono stati così suddivisi e stampati in parti, che successivamente sono state incollate tra loro.

La stampa 3D è stata realizzata con la tecnologia a filamento (FFF – Fused Filament Fabrication) utilizzando una RAISE3D N2Plus, una stampante 3D con un ampio volume di stampa di 30x30x60 cm, tale da permetterci di non dover suddividere i modelli in un numero di parti eccessivo, cosa che avrebbe reso il lavoro di post-produzione eccessivamente complesso. Tutte le parti sono state incollate tra loro e le giunture attentamente stuccate, in modo tale da ottenere una superficie regolare in cui non sono più visibili le linee di separazione tra le varie parti, ma neppure i classici difetti della stampa 3D, in particolare il fastidioso effetto layer.

Calco, sformatura e finitura superficiale

A questo punto avremmo potuto dipingere direttamente la riproduzione in plastica con una finitura in grado di ricreare alla vista l’effetto della terracotta policroma. Tuttavia, non ci sembrava la soluzione migliore, in termini di qualità e di realismo, per un’opera che deve essere esposta all’interno di un Museo e che, in futuro, dovrà essere toccata dai visitatori. La plastica ha sempre un effetto molto finto, sia alla vista che al tatto.

Il nostro intento è sempre quello di ottenere riproduzioni che siano il più possibile simili alle opere originali. Dato che avevamo a che fare con un’opera in terracotta, non ci siamo accontentati della semplice riproduzione in stampa 3D in materiale plastico, ma abbiamo deciso di utilizzare un materiale che avesse l’aspetto della terracotta, sia alla vista che al tatto.

Abbiamo quindi optato per una lavorazione più complessa, ma in grado di restituire riproduzioni veramente molto simili alle lastre originali. Abbiamo deciso di utilizzare un particolare impasto ceramico autoindurente, cioè che non ha bisogno di cottura – la cottura, infatti, causa una ritiro del materiale e di conseguenza vengono falsate le misure reali -, molto resistente e che può essere facilmente dipinto.

Sulla riproduzione in stampa 3D abbiamo realizzato un calco con gomma siliconica per ottenere uno stampo. All’interno dello stampo abbiamo colato l’impasto di argilla e, una volta sformato lo stampo, la riproduzione non ha richiesto particolare post-lavorazione, se non una coloratura manuale per ottenere un effetto anticato e per riproporre la policromia dei reperti originali.

Le riproduzioni così ottenute hanno un superficie molto simile alla terracotta, sia visivamente grazie alla coloratura manuale, sia al tatto, grazie al materiale utilizzato; inoltre, anche il peso finale delle riproduzioni è identico a quello delle lastre originali, elemento che contribuisce al realismo delle repliche.

Non ci stancheremo mai di ripetere che la stampa 3D in materiale plastico è ormai superata per le applicazioni nel campo dei Beni Culturali. Oggi è possibile utilizzare materiali molto più realistici, sia alla vista che al tatto, a costi molto accessibili.